La Sala Petitot
In questa sala, che secondo il progetto di adattamento del Casino dei Nobili ad abitazione di Carlo III di Borbone sarebbe stata la stanza da bagno del duca, è esposto dal 1972 il notevole nucleo di opere dell’architetto Petitot presenti in Museo, in massima parte provenienti dalla sua villa di Marore e pervenute a Lombardi nel 1925.
Ennemond Alexandre Petitot nacque a Lione nel 1727; frequentò l’Accademia di architettura a Parigi e, dal 1746, l’Accademia di Francia a Roma. Nel 1753 il ministro Du Tillot lo chiamò a Parma come architetto delle fabbriche ducali e insegnante all’Accademia di Belle Arti. Per quasi vent’anni sovrintese alla vita architettonica e urbanistica del ducato, determinando da protagonista il passaggio della cultura artistica parmense dal rococò al neoclassicismo.
I suoi primi lavori interessarono soprattutto Colorno, dove costruì la Veneria ducale, progettò una nuova cappella di corte e, per la reggia, rinnovò sia la Sala Grande che lo scalone sul giardino. Gli anni Sessanta lo videro impegnato principalmente a Parma, con la risistemazione della piazza Grande, dello Stradone farnesiano e del Casino dei Nobili nel palazzo di Riserva, sede del Museo dal 1961; per Parma studiò inoltre un più efficace sistema di approvvigionamento idrico, progettò un nuovo, maestoso palazzo ducale, mai realizzato, e ristrutturò il palazzo del Giardino. Nel 1769 diresse i festeggiamenti per il matrimonio del duca Ferdinando con Maria Amalia d’Asburgo, celebrato anche da un fastoso volume commemorativo per le cui illustrazioni Petitot fornì vari disegni. Tra le principali opere grafiche del maestro lionese ricordiamo anche la Suite de Vases, trenta variazioni sul tema del vaso che furono incise nel 1764 da Benigno Bossi, così come i disegni della celeberrima Mascarade à la Grecque, i cui originali, oggi perduti, appartennero al Du Tillot; nella sala si trova l’intera traduzione a incisione della serie.
Dal 1771, con la caduta politica dello stesso Du Tillot, Petitot diradò gli interventi per la corte, limitando l’attività all’insegnamento accademico e a consulenze private. Morì a Parma nel 1801.