Glauco Lombardi,
fondatore del Museo
Il Museo trae origine e nome dall’operosa ed instancabile attività con cui il professor Glauco Lombardi (1881-1970) raccolse documenti e cimeli relativi ai secoli XVIII e XIX, con particolare riguardo al periodo del ducato di Maria Luigia.
Nato a Colorno il 28 ottobre 1881, Lombardi compì gli studi classici conseguendo, nel 1907, l’abilitazione all’insegnamento della storia dell’arte pur non esercitando mai la professione di insegnante; dal 1945 al 1955 ricoprì la presidenza dell’Istituto d’Arte di Parma intitolato a Paolo Toschi.
Giovanissimo iniziò a praticare la fotografia, attività cui si dedicò con costanza, raggiungendo risultati di elevato dilettantismo; restano degni di nota i servizi realizzati nel 1915 sugli ospedali militari di Parma e Noceto, sul manicomio di Colorno, sull’ospedale della Croce Rossa di Parma. Per anni fu corrispondente del quotidiano “Il Resto del Carlino”.
Al 1900 risalgono le sue prime ricerche sugli edifici monumentali di Colorno, dando avvio a quella battaglia culturale per un degno recupero della residenza colornese dei duchi di Parma che non conobbe esitazioni nei decenni. Numerosi interventi pubblicati sulle pagine di “Aurea Parma”, rivista da lui fondata con Giuseppe Melli nel 1912, testimoniano il suo impegno nel rintracciare e rivendicare la restituzione degli arredi asportati per volere dei Savoia da Parma e Piacenza.
Le sue ricerche archivistiche lo condussero a notevoli scoperte e importanti recuperi di opere d’arte e testimonianze storico-documentarie, in particolare sulla figura di Maria Luigia d’Austria.
La raccolta, ospitata nella reggia colornese dal 1915 al 1943, si arricchì considerevolmente nel 1934, a seguito dell’acquisto, presso il conte Giovanni Sanvitale, di numerosi oggetti appartenuti a Maria Luigia e da questa lasciati in eredità alla figlia Albertina Montenuovo Sanvitale.
Un particolare significato aveva già avuto, nel 1925, l’ingresso nelle sue collezioni di un importante nucleo di disegni dell’architetto Petitot; fu invece graduale l’acquisizione di opere e documenti legati all’incisore Paolo Toschi, al quale Lombardi dedicò ben due mostre.