Spasimo di Sicilia (Andata di Cristo al Calvario)
- Datazione
1846
- Tipo
Fotografie
- Inventario
2502
- Materiale
lastra di rame argentata
- Descrizione
1/4 di lastra.
Il dagherrotipo, racchiuso in cornice di legno dal precedente proprietario e ricoperto da un passepartout con luce ottagonale e da un vetrino, raffigura la lastra incisa da Paolo Toschi dal dipinto di Raffaello Sanzio “Lo Spasimo di Sicilia” (cfr. inv. 952).
Il retro è chiuso da un foglio che recita “Lo Spasimo di Sicilia/Incisione del P. Toschi/Riprodotta al Dagherrotipo/18 xbre 1846 = Ore 2 3/4 pom./in 50” in Camera/a tre metri dalla finestra/Luce di cielo sereno/senza l’azione diretta del sole/=Parma Coll. di S. Rocco=”- Misure
Lastra visibile:
altezza max: cm 9,3
larghezza max: cm 7
C.C.: cm 16,4×14- Stato Conservazione
Buono; la superficie della lastra presenta numerosi graffi, forse dovuti a maldestri tentativi di pulitura.
Il foglio di carta presente nel retro e contenente le indicazioni sull’esecuzione del dagherrotipo è stata restaurato nel dicembre 2006-gennaio 2007 (Cartantica, Parma).- Osservazioni
Il dagherrotipo costituisce il pezzo più antico di data certa della fotografia parmigiana.
Come recita una scritta a matita sul retro, dove sono riportati anche i dati tecnici dell’esecuzione, questo raro e precoce esempio di dagherrotipia fu tratto a Parma, nel Collegio di San Rocco sede di scuole superiori e corsi universitari; è probabilmente all’ambiente gesuitico che va fatto risalire il dagherrotipo, forse realizzato da studenti o professori.
Il soggetto ritratto era stato menzionato l’anno precedente dal periodico locale ‘Il Facchino’, che elogiava la lastra del Toschi che aveva così abilmente reso il capolavoro di Raffaello Sanzio. A Paolo Toschi era del resto legata da rapporti di amicizia la famiglia proprietaria della piccola lastra, quella dei baroni Bolla, tra i quali il podestà Lucio Bolla che aveva finanziato gli studi del giovane Toschi a Parigi nel decennio 1809-1819.- Acquisizione
Acquistato dal sig. Paolo Comassio nel dicembre 2006
- Provenienza
Il dagherrotipo era di proprietà del barone Ferdinando Bolla, che lo lasciò alla figlia Elisa Bolla, passando poi alla figlia di quest’ultima Carolina Soprani (moglie del colonnello Comassio), dai cui eredi è arrivato al Museo Lombardi.
- Collocazione
Sala Toschi; bacheca dagherrotipi
- Note Bibliografiche
R. ROSATI, “Camera oscura 1939-1920. Fotografi e fotografia a Parma”, Parma, Artegrafica Silva 1990, p. 10.
F. SANDRINI (a cura di), “Les jolis paysages di Maria Luigia d’Asburgo e la pittura di paesaggio nel ducato di Parma”, Parma, Graphital 2013, p. 85, nota 228.
M.F. BONETTI, M. MAFFIOLI (a cura di), “L’Italia d’Argento. 1839/1859 Storia del dagherrotipo in Italia” (catalogo della mostra), Firenze, Fratelli Alinari 2003, pp. 209 e 214 [ill.].